Il funzionamento di un dispositivo di ancoraggio dotato di linee flessibili orizzontali dette anche linea di vita, è relativamente semplice (solitamente viene installato su un tetto, su un carroponte, su macchinari …).

Un cavo viene teso tra due supporti di estremità ed è sostenuto anche da elementi intermedi. In base alla normativa EN-363 una persona in caduta sottopone l’ancoraggio ad una forza di ca.600 daN, mentre gli ancoraggi della linea di vita sono testati per resistere almeno a forze di 1200 daN, vale a dire, più del doppio (EN-795). Spesso per diminuire i costi di un sistema linea di vita si ipotizza di ridurre il numero degli elementi intermedi aumentandone la distanza l’uno dall’altro.

Quali sono le conseguenze di una riduzione dei punti di ancoraggio su una linea di vita?

E’ essenziale attirare l’attenzione dei responsabili della sicurezza sulle conseguenze della diminuzione del numero di ancoraggi, perché c’è in gioco  la sicurezza dei lavoratori che operano sulla linea di vita.

E’ importante sapere che più aumenta la distanza tra ogni ancoraggio, più aumenta la distanza di caduta, poiché la “freccia” del cavo della linea di vita diventa allo stesso tempo più importante. Gli ostacoli, non analizzati perché non presenti nello studio del “tirante d’aria” disponibile, diventano veri pericoli in caso di caduta.

Pertanto, per ogni installazione di una linea di vita (tetto, carroponte, macchinario …).si dovrebbe verificare la distanza che separa ogni ostacolo pericoloso dal livello della linea stessa e progettare l’installazione in modo che l’altezza di caduta sia stabilita di conseguenza.

E’ altresì utile sapere che aumentando il passo tra gli ancoraggi intermedi, aumenta anche la sollecitazione che gli stessi dovranno sopportare in caso di caduta.

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